Tecnodiffusione: ennesimo bidone spalmato sul parco buoi
Il 20/09/2004 il Tribunale di Pisa dichiarava lo stato di insolvenza della società Tecnodiffusione Italia SpA. Il gruppo era attivo nel settore dell’elettronica/informatica: si occupava della produzione, commercializzazione e vendita di personal computer, software, hardware servizi ed accessori informatici.
Nato nel 1988 con la denominazione Sylicon Systems Srl, nel 1997 variava la propria denominazione sociale in Tecnodiffusione Spa: nell’arco temporale di alcuni anni, una politica di crescita dimensionale eccessivamente ambiziosa e non supportata da una paritetica crescita patrimoniale, costò all’azienda il dissesto finanziario e lo stato di insolvenza, formalmente dichiarato nel 2004 ma già verificatosi alcuni anni prima mediante il degenerare della situazione finanziaria.
Le azioni della capogruppo, collocate alla Borsa di Milano presso il Nuovo Mercato nell’ottobre 1999 attorno ai 14 euro cadauna, furono sospese dalle contrattazioni nel 2004 ad un valore prossimo allo zero.
Il 13 novembre 2000 Tecnodiffusione Italia Spa emise anche un prestito obbligazionario equivalente a circa 50 miliardi di vecchie lire – per la precisione 46.413.017.784 lire di valore nominale – con scadenza nel 2005: l’obbligazione venne contrattata a partire dal 27/11/2000 presso la Borsa Valori Italiana, ma come le azioni della capogruppo, venne tuttavia sospesa dalle contrattazioni nel 2004, ed alla scadenza rimase insoluta.
Come oramai da triste copione, anche questo ennesimo investimento venne “spalmato” sul parco buoi, ovvero sul pubblico dei risparmiatori privati.
Presso lo Studio Pinaffo è disponibile l’analisi completa ed approfondita del default Tecnodiffusione dimostrante come lo stato di dissesto economico del gruppo fosse una realtà oggettivamente evidente già antecedentemente alla formale dichiarazione di default:
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